Il vino di Dionysos :due kyliches attiche per simposio dalla chora ad Est di Taranto.

icon

9

pages

icon

Italiano

icon

Documents

2012

Écrit par

Publié par

Le téléchargement nécessite un accès à la bibliothèque YouScribe Tout savoir sur nos offres

icon

9

pages

icon

Italiano

icon

Documents

2012

Le téléchargement nécessite un accès à la bibliothèque YouScribe Tout savoir sur nos offres

Le due kyliches attiche dal territorio ad Est della polis di Taranto sono rilevanti attestazioni della pratica del simposio nella Taranto magnogreca di fine VI secolo a.C. nel contesto del culto tarantino di Dionysos e della coltivazione della vite. L’iscrizione potoria che esorta al bere nel vaso da S. Donato (Taranto) lo inserisce nel novero delle kyliches attiche parlanti con esortazioni augurali alla libagione conviviale mediante consumazione di vino.
La kylix da Faggiano in provincia di Taranto è un documento eccezionale del rito della Phallagoghìa, la sacra processione per Dionysos, nella chora rurale arcaica tarantina.
Le due coppe attualmente fanno parte della Collezione privata Kikau e sono state presentate dalla professoressa Giovanna Bonivento Pupino al 49 Convegno di Studi sulla Magna Grecia svoltosi nel 2009 a Taranto sul tema "La vigna di Dioniso. Vite Vino e Culti in Magna Grecia".
Voir icon arrow

Publié par

Publié le

01 juin 2012

Langue

Italiano

La vigna di Dioniso: vite, vino e culti in Magna Grecia ATTI DEL QUARANTANOVESIMO CONVEGNO DI STUDI SULLA MAGNA GRECIA TARANTO 24-28 SETTEMBRE 2009 Istituto per la Storia e l’Archeologia della Magna Grecia - Taranto MMXI Giovanna Bonivento Pupino a‹re k¦i p…ei t»nde, Ca‹re k¦i p…ei t»nde : Salute e bevi questa, Salute e bevi questa, cioè la coppa piena di vino dove il contenitore sta metonimicamente per il liquido Ccontenuto. Sono dipinte queste parole su entrambi i lati di una kylix attica a vernice nera lucente, a basso piede, trovata in contrada San Donato, tra Talsano e Leporano (Taranto) (fg. 1); si tratta di un documento secondo me molto interessante per questa assise e di stretta attinenza alla tematica del convegno ed al territorio di Leporano in cui oggi, al Castello 1Muscettola, ci troviamo . Il vaso da simposio, appartenente ad una collezione privata tarantina, è datato, sulla base delle analisi epigrafche e Fig. 1. Kylix attica a v.n. con iscrizione potoria da San stilistiche alla fne del VI secolo Donato (Taranto). 530-510 a.C. Collezione privata già a.C. (530-510 a.C.). Guarini, oggi Kikau. La coppa parlante, attribuita alla maniera di Douris, reca un’iscrizione che mi pare elemento importante di un brindisi di rito; potrebbe - chiedo a Murray - essere un documento di vita simposiale nella chora tarantina nella fne del VI secolo a.C.? In un’altra kylix della stessa collezione, sul fondo, è dipinto un simbolo fallico trasportato da una fgura femminile; proviene da Faggiano, al confne con Leporano, e reca dipinta sul fondo la parola kalÕj, bello. Segnalo soprattutto la prima coppa come attestazione di quella gioia catartica di cui parlava stamane la Kerényi, legata alla pratica del consumo del vino, felicità dionisiaca cui ha fatto riferimento la relatrice ricordando, tra l’altro, il celebre vaso di Pronomos: uno stato di piacere e gaudio legati proprio al simposio, la charis, uno dei valori fondamentali per la stabilità del gruppo 2sociale, insieme a koinonìa e philìa, espressi nei simposi del mondo greco-romano da Oriente ad Occidente, fno al primo Cristianesimo: “quell’aspettativa di gioia nell’ambiente dionisiaco che 3l’uomo moderno è pronto a demitizzare” . 4In mancanza dei dati del contesto non possiamo dire se la kylix parlante da San Donato sia di provenienza tombale, ma la formula potoria, scandita due volte, ha secondo me un ritmo poetico 1 Per la formula chaire kai piei eu sulla ceramica attica nell’Orizzonte della Magna Grecia ionica cfr. lombardo et Alii 1997, pp. 313 ss., n. 33 con rinvio, tra gli altri, a immerWahr 1990; per le due kylikes da contrada San Donato, tra Leporano e Talsano (Taranto) (con formula potoria) e da Faggiano (con formula acclamatoria) qui da me segnalate cfr. Fedele et Alii 1984, p. 45, tav. XLII, f. 12; p. 48, tav. XLVIII, f. 3 e boniVento PuPino 1990. 2 Klinghardt 1996. 3 langlotZ 1970, p. 242. 4 Una coppa con simile iscrizione in Kretschmer 1894, p. 195. 257 che richiama ai simposi ed al godere della gioia del vino per cercare una gioia che vada oltre gli affanni terreni. Le parole ca…rein e p…nein ricorrono spesso nella lirica simposiaca greca, in particolare di Alceo, che scrive: P…nomen t… t¦ lucn…a mšnomen; d£ktuloj ¢mšra*: Beviamo, perché attendiamo le faccole? Misura un dito la vita ; è un topos dell’esortazione al vino che continua con l’invito a tirare giù le kylichnai dagli stipi perché il fglio di Semele e di Zeus ha dato il vino agli 5uomini come oblìo dei mali: oi[non laqik£dea ; all’invito al bere si associa qui il pensiero della morte come destino dell’uomo. Nella drinking formula si fa esplicito riferimento al ca…rein, parola che ha la stessa radice di c£rij, la gioia auspicata dalla libagione: una gioia terrena o piuttosto ultramondana per un defunto? Ricordo a tale proposito un’altra kylix attica, databile al 540 a.C., parte di un intero servizio da simposio, deposto sul pavimento di una camera funeraria secondo un rituale funebre, di derivazione orientale, che appare non solo come ostentazione dello status sociale del defunto ma anche adesione nell’Occidente all’ideologia religiosa salvifca alla base del cerimoniale funebre del simposio rappresentato con l’ostentazione dei beni necessari al banchetto ed al bere collettivo; la coppa è dipinta all’interno con la signifcativa fgura di un gallo ed all’esterno reca l’iscrizione potoria “salute e bevi”; l’elegante kylix fu rinvenuta proprio in mano al defunto adulto deposto 6sulla kline di una tomba ; l’esempio documenta l’usanza antica di accompagnare il defunto nella sua sepoltura con una kylix tra le mani, iscritta per di più con le stesse parole Ca‹re k¦i p…ei che troviamo a San Donato di Talsano a Taranto. A fronte di una documentazione letteraria che attraverso le fonti delinea la città di Taranto antica come amante del vino, ebbra alle feste di Dionysos, capace di allestire più feste dei giorni dell’anno innaffati dal buon vino, la città non ha dato altrettanti abbondanti documenti di vasi potori iscritti, ad eccezione dei sette skyphoi della metà del IV secolo a.C. con dediche a Dionysos dai pressi del Borgo di Taranto e due da contrada Montedoro. Perciò mi sembra molto rara la kylix da San Donato, cioè dall’antica chora ad Oriente della polis. Non mancano invece in Occidente, riguardo al simposio, documenti arcaici dal centro Italia, kylikes attiche con drinking formulae: due tazze di metà VI secolo a.C. con iscrizione Ca‹re k¦i p…ei Ca‹re furono segnalate proprio qui a Taranto in un Convegno di Studi Sulla Magna Grecia, tra la ceramica importata dalla Magna Grecia nel Lazio arcaico (Lanuvio), come un elemento di 7prova documentaria dei rapporti tra Magna Grecia e Roma nel costume simposiaco . 8Le parole ca…rein e p…nein nei vasi legati al simposio greco sono presenti in area magnogreca, etrusca, nel Lazio arcaico; un altro esempio di contatti tra Roma e l’area culturale magnogreca nel VI secolo a.C. è una coppa attica che, nella zona compresa fra le anse, inquadrata da palmette, mostra la medesima formula Ca‹re k¦i p…ei eá; l’iscrizione traducibile letteralmente con gioisci e bevi bene, caratteristica espressione augurale simposiaca, proviene dalla ceramica greca dall’Area 9Sacra di S. Omobono . 5 Voigt 1971, fr. 346 (edidit). 6 Tomba 20, necropoli chiusina La Pedata, Museo Civico Archeologico Chianciano. 7 castagnoli 1968, p. 97 ripreso da cerri 1974, pp. 59-61, con annotazione molto interessante sulla struttura metrica della formula potoria nel metro lirico ferecrateo. 8 giangrande 1967; Valanes 1966; ValaVanis, KourKoumelis 1995; Wachter 2004; Ca‹re k¦i p…ei eá (AVI 2) in Penney 2004, pp. 300-322. 9 Antiquarium Comunale, inv. 17419 - Scavi Colini 1938. 258 Si stanno dunque conoscendo e dibattendo sempre meglio le iscrizioni formulari potorie del tipo Ca‹re k¦i p…ei eá scritte su entrambi i lati soprattutto nelle coppe attiche dei Piccoli Maestri prodotte tra il 550 e il 530 a.C.; la coppa dal territorio tarantino di San Donato rientra nella lista delle kylikes parlanti da simposio; l’iscrizione augurale si presenta come formula simposiale rituale che invita alla gioia del bere con parole molto probabilmente poetiche, strutturate in verso che si ripete due volte sui lati A-B della kylix, seguendo un ritmo; ciò ci induce, questa è un’interpretazione che si può discutere, ad ipotizzare un passaggio di mano in mano della coppa stessa tra i convitati di un simposio, sotto l’egida di un simposiarca. Si documenta, con la prima coppa parlante da me qui proposta, proveniente dalla chora di Taranto, un bisogno particolare di comunicazione in un contesto da approfondire ed analizzare o discutere nel flone a mio avviso molto probabilmente della libagione simposiaca, rituale, escatologica in una comunità di tradizione laconica che venerava anche l’aspetto funerario del dio del grappolo che a Taranto era venerato come Dionysos Zagreus fglio di Persefone, la dea dell’Oltretomba, fno a giungere, in particolare nel IV secolo a.C., con Archita, a sentire fortemente la sacralità escatologica del vino particolarmente all’interno di gruppi di iniziati che col sostegno di religiosità mistica (orfca) con cui il dionisismo si era innestato proprio qui a Taranto, cercavano una speranza mistica di salvezza attraverso la bevuta condivisa. Il termine sympòsion deriva da sympìnein, bere insieme e l’iscrizione fa appunto riferimento ad un augurio o invito indirizzato da un emittente, con l’imperativo singolare, ad un ricevente: bevi tu questa coppa; pare proprio l’indicazione di un turno di consumazione della bevanda, concomitante ad un saluto gioioso secondo la modalità del bere nel contesto simposiaco greco, quando al primo brindisi, dedicato alla salute, facendo girare la coppa verso destra, seguiva un brindisi particolare accompagnato dalle parole chaire, chaire kai su: salute, salute anche a te oppure: chaìre, chaìre 10kaì pìe èu: salute, salute e bevi bene, facendo il giro . Tali “formule di saluto o di esortazione al bere”, chiamate oggi modernamente dagli studiosi drinking formulae, dipinte sui vasi per simposio, furono in uso dall’età arcaica fno alla ellenistica e romana; rimanendo nello stretto ambito semantico dei due verbi, essi segnano chiaramente un momento ben distinto dal deipnon, in virtù dell’esplicito incoraggiamento al pinein che si fa strumento e garanzia di quanto sotteso nel primo invito: il godimento, il piacere, quasi un anticipo di grazia liberatoria dagli affanni del mondo indotta dalla consumazione del vino. Le relazioni sinora ascoltate ci aiutano a mio avviso a capire ancora più a fondo la natura di questo chaire: se si tratti di una formula meramente conviviale tra vivi phìloi, omòioi, membri di un thiasos, di una cerchia, o se travalichi, sempre all’interno di un gruppo di pari, la sfera mondana; chaire, chairete sono infatti anche formule di saluto, corrispondenti al latino
Voir icon more
Alternate Text