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Parlamento della Padania – Sabato 4 febbraio 2012 On. Roberto Cota Buongiorno a tutti. Quando abbiamo cominciato a lavorare a questo progetto dell’Euroregione, sono andato un po’ indietro nel tempo a rileggere alcuni periodi della nostra storia in base alla convinzione che, come ci ha sempre insegnato Bossi, la Storia si ripete nelle sue varie dinamiche. Ed allora ho scoperto che nel 1840, cioè qualche anno prima di scendere in politica, Cavour aveva dedicato diverso tempo a studiare i sistemi politici dei vari Paesi ma, soprattutto, aveva dedicato diverso tempo a studiare le economie che lui riteneva omogenee. E indovinate un po’ dove guardava Cavour? Guardava a Sud, o guardava a Nord? Guardava a Nord e cioè guardava oltre le Alpi. Non riteneva le Alpi un elemento di divisione, ma le riteneva un elemento di unione tra territori omogenei, tra territori che avevano, ovviamente, le stesse potenzialità e le stesse prospettive. Quel momento storico ha diverse similitudini con il momento attuale perché, proprio allora, si era di fronte ad uno spartiacque della storia, legato a motivazioni che erano anche economiche e di sviluppo industriale, dato che ci si affacciava verso un’era nuova che era l’era del mondo moderno.
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Parlamento della Padania – Sabato 4 febbraio 2012
On. Roberto Cota
Buongiorno a tutti.
Quando abbiamo cominciato a lavorare a questo progetto dell’Euroregione, sono andato un po’
indietro nel tempo a rileggere alcuni periodi della nostra storia in base alla convinzione che, come ci
ha sempre insegnato Bossi, la Storia si ripete nelle sue varie dinamiche. Ed allora ho scoperto che
nel 1840, cioè qualche anno prima di scendere in politica, Cavour aveva dedicato diverso tempo a
studiare i sistemi politici dei vari Paesi ma, soprattutto, aveva dedicato diverso tempo a studiare le
economie che lui riteneva omogenee. E indovinate un po’ dove guardava Cavour? Guardava a Sud,
o guardava a Nord? Guardava a Nord e cioè guardava oltre le Alpi. Non riteneva le Alpi un
elemento di divisione, ma le riteneva un elemento di unione tra territori omogenei, tra territori che
avevano, ovviamente, le stesse potenzialità e le stesse prospettive. Quel momento storico ha diverse
similitudini con il momento attuale perché, proprio allora, si era di fronte ad uno spartiacque della
storia, legato a motivazioni che erano anche economiche e di sviluppo industriale, dato che ci si
affacciava verso un’era nuova che era l’era del mondo moderno.
Oggi, noi ci affacciamo verso un’era nuova, verso un periodo nuovo, che è quello della necessaria
ristrutturazione dell’economia, che deve ritornare ad essere un’economia non più astratta e basata
sulle speculazioni, ma una economia concreta, basata sul lavoro e sulla produzione.
Ho trovato una straordinaria similitudine tra quel periodo, quegli scritti ed il momento che stiamo
vivendo.
Aggiungo un altro aspetto dato che, qualche anno più tardi, si iniziò a parlare delle prime
infrastrutture e anche noi oggi parliamo di grandi infrastrutture. Per esempio, abbiamo il tema
centrale della Tav. La Tav non è soltanto un’opera importante perché dà lavoro, aumenta il PIL e
consentirà di trasportare le merci o le persone. La Tav è importante perché apre una finestra verso
l’Europa, accorcia ulteriormente le distanze e dimostra che le Alpi non sono un elemento di
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divisione ma sono un elemento di unione tra territori omogenei, che hanno gli stessi sistemi
produttivi e che, evidentemente, è giusto che si interfaccino, si relazionino e creino anche dei
progetti comuni.
Sono andato indietro nel tempo ed ho ritrovato, da piemontese, una straordinaria similitudine. Poi è
successo quel che è successo ed è arrivato Garibaldi.
Però Cavour quell’idea l’ha sempre avuta, tanto che nel 1858 (quindi, poco prima del 1861) a
Plombieres aveva sottoscritto degli accordi che prevedevano la creazione del cosiddetto Regno del
Nord ed era convinto del fatto che il Nord doveva essere il necessario interlocutore ed il necessario
perno rispetto ai cambiamenti.
Oggi noi stiamo lavorando concretamente per la realizzazione di questa Euroregione, che dovrà poi
aderire ad una Macroregione alpina. La realtà è quella e non possiamo cancellarla e soffocarla. La
cancelli, la soffochi però poi la realtà ritorna sempre fuori. E la realtà quale è? E’ che l’unico modo
per vincere la crisi, l’unico modo per dare una prospettiva di sviluppo al nostro territorio è quello di
dialogare e stringere intese con i territori che sono omogenei rispetto al nostro. Il modello da
seguire non può che essere il modello padano e i territori omogenei rispetto al nostro territorio non
possono essere che i territori che sono aldilà delle Alpi. Non possiamo che guardare a Nord se
vogliamo avere chance di uscire da questa situazione. E questo è il senso del lavoro che si sta
facendo con riferimento all’Euroregione e alla Macroregione alpina. Questo ci dà anche la
dimostrazione di come l’Europa possa avere un solo senso.
Il Governatore Zaia sa bene meglio di me tutta la storia delle quote latte e tutta la storia di una
Europa di burocrati che, invece di aiutare i popoli, ha sistematicamente adottato dei provvedimenti
contro i nostri interessi. L’Europa, l’unica Europa che può funzionare, è l’Europa dei Popoli e non
l’Europa degli Stati. E la Macroregione alpina europea è l’applicazione vera del concetto di Europa
dei popoli.
Tutto il percorso è stato illustrato molto bene dal Presidente Gibelli. Io vi posso dire che la
settimana prossima andrò a Lione per parlare con il presidente della regione Rhône-Alpes, perché
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vorrei avere un supporto per poter poi, nella riunione plenaria che faremo a giugno per la
costituzione di questa Macroregione alpina europea, potermi presentare non solo come Presidente di
una regione della Padania, ma come Presidente di una regione della Padania che, insieme ad altre
regioni confinanti, porta avanti questo progetto molto importante, che prevede la possibilità di
affrontare insieme alcune tematiche, dalle infrastrutture ai trasporti, alle questioni legate alla
competitività. Da lì si comincia e poi vedremo. Questa è la strada che dobbiamo percorrere.
Un ultimo concetto. Noi abbiamo anche bisogno di rivendicare il fatto che, per poterci muovere,
dobbiamo avere dei poteri. Cioè, in base al principio di autodeterminazione, noi dobbiamo avere i
poteri fiscali così come previsto dal testo sul federalismo fiscale che abbiamo approvato perché, per
realizzare la concorrenza tra territori ed
attirare le aziende, occorre avere anche gli strumenti fiscali
che sono necessari in base alle esigenze ed alle caratteristiche del territorio. Noi viviamo in un
sistema industriale ed abbiamo bisogno di attrarre le aziende e quindi abbiamo bisogno che il
federalismo fiscale sia in vigore.
Noi andremo avanti in questa direzione poi, puntualmente, informeremo il Parlamento della
Padania.
Vi ringrazio.
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